Perché studiare il folclore e la cultura popolare a scuola? Pochi autori di libri scolastici sembrano interessati a rispondere a questa domanda. In genere si ignora l’argomento o lo si accenna come fattore marginale. Eppure l’Europa composita dei popoli che la formano è nata sulle basi culturali, spesso comuni, che hanno generato le radici di quella che viene considerata la letteratura ufficiale.
Non conoscere le usanze, le credenze, i riti e i miti dei nostri antenati europei crea una frattura fra l’autore che si cerca di conoscere e studiare e la realtà che ha generato l’opera di quello scrittore. Anche in altri paesi europei, pur essendo più attenti e sensibili del nostro alla conservazione del patrimonio lasciatoci dalla cultura popolare, quelle radici sembrano affievolirsi di fronte alla “globalizzazione” economica e culturale.In Italia non solo i giovani, ma nemmeno la maggior parte dei docenti, sembra aver coscienza dell’immenso patrimonio culturale che, per esempio, il canto epico-lirico e la ballata italiana rappresentano nel contesto della cultura popolare europea e l’influenza che le storie narrate in quei canti hanno avuto su celebri autori di poemi e romanzi. La ballata italiana, al contrario di quella francese, inglese, castigliana e in buona parte tedesca, è essenzialmente dialettale e quasi tutta concentrata nel centro nord.
Questo può aver condizionato non poco la scelta degli editori alle prese con un’Italia che si vorrebbe culturalmente unita. Eppure lo studio delle origini di questo genere di cultura popolare, diffuso in tutta Europa, può essere di grande aiuto per capire più a fondo autori come Dante e Boccaccio in Italia e autori come Shakespeare, Coleridge, Chrétien de Troyes, Goethe, Heine, per citarne solo alcuni della letteratura straniera. Boccaccio, per esempio, dopo aver sentito una storia narrata in una ballata cantata da qualche menestrello ambulante, scrisse nel suo Decamerone la storia di Guiscardo e Ghismonda. La ballata era ancora cantata in veneto fino all’inizio di questo secolo; ma la cosa più straordinaria è che la ballata è ancora cantata oggi in Scozia con il titolo “Lady Diamond”. Vedremo più avanti come questo sia stato possibile. Per molti aspetti, dunque, dovremmo parlare di cultura popolare europea perché, pur con molte varianti locali, si narravano le stesse favole e si cantavano le stesse storie.
Se vogliamo conoscere l’Europa ed essere coscienti della nostra appartenenza a questo continente non si può prescindere dallo studio delle radici che l’hanno generata.